Ipertrofia prostatica benigna

Ipertrofia prostatica benigna (BPH-IPB)

  • In cosa consiste e come si manifesta

    Consiste nella crescita di tessuto prostatico. Questo causa compressione dell'uretra (canale attraverso il quale fuoriesce l'urina) con conseguente difficoltà minzionale.


    Poiché l’aumento del volume prostatico e l'incremento della difficoltà minzionale avvengono lentamente, i pazienti ritengono che la riduzione del flusso urinario, le minzioni ravvicinate, e la necessità di urinare una più volta durante la notte siano normali.


    Con la progressione della malattia si può arrivare a non riuscire ad urinare. In questi casi è necessario posizionare il catetere vescicale. 

  • Quanto è frequente?

    È molto comune, specie dopo 60 anni.


    Circa il 30% degli uomini dopo i 65 anni ne soffre. Se trascurata per tanto tempo può danneggiare la funzionalità renale. 

La diagnosi 

La diagnosi si fa sia con un'accurata anamnesi (disturbi), sia con la visita che comprenda anche l'esplorazione rettale. Quest'ultima viene temuta, ma è appena fastidiosa e consente, oltre che la diagnosi dell'ipertrofia prostatica benigna, anche la diagnosi precoce del tumore alla prostata. Per quest'ultimo motivo, tutti gli uomini dopo 50 anni e dopo i 40 se in famiglia ci sono stati casi di tumore alla prostata, dovrebbero sottoporsi a visite urologiche.


L’esplorazione rettale, inoltre, consente di diagnosticare patologie rettali come emorroidi, ragadi, stenosi e patologie neoplastiche. 

  • consulenze andrologiche

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Esami diagnostici 

Come abbiamo detto una riduzione lenta e progressiva della forza del getto urinario spesso non viene correttamente interpretata (si sente dire "è normale, è l'età").

Per la diagnosi di BPH, esistono esami strumentali:

  • Uroflussometria

    Consiste nell’urinare all'interno di un imbuto collegato ad un apparecchio. 

    Questo semplicissimo esame consente di valutare la forza del getto, normale o no, il tempo della minzione ed inoltre viene fornito un tracciato che permette di valutare se il muscolo della vescica lavora liberamente o se c'è un’ostruzione.

    Altro esame fondamentale per valutare se è presente un ostacolo al deflusso delle urine, è il ristagno vescicale post minzionale, che consiste nel valutare se la vescica si svuota completamente.

    Viene effettuato ecograficamente, subito dopo minzione con stimolo non esagerato.

    Anche questo è quindi un esame indolore.


  • Ecografia vescicale sovrapubica

    Altro esame importante per confermare la diagnosi di ipertrofia prostatica benigna, per far sospettare un tumore della prostata, per diagnosticare la presenza di neoplasie vescicali, diverticoli o calcoli della porzione terminale degli ureteri (i canali che collegano i reni alla vescica) è l'ecografia vescicale sovrapubica

  • Ecografia prostatica transrettale

    È  indicata in casi selezionati. Tra le altre indagini richieste vi sono: l'esame delle urine, l'urinocoltura (per escludere infezioni delle vie urinarie), PSA (ANTIGENE PROSTATICO SPECIFICO).

    Quest'ultimo è un esame che deve essere valutato dall’urologo. Infatti, contrariamente a quanto credono molti pazienti, non aumenta solo nei tumori della prostata, così come non è vero che, come indicato nei referti laboratorio, il valore normale è fino a 4. Il valore del PSA non deve aumentare troppo rapidamente. Esistono pazienti con PSA di 7-10 e oltre che non hanno tumore ed al contrario, pazienti neoplastici con PSA inferiori a 4. 


L’ipertrofia prostatica si può curare con i farmaci?


Sotto controllo dell'urologo si può instaurare una terapia farmacologica (alfa-litici, Inibitori della 5 alfa reduttasi, fitoterapici, associazioni varie). In tanti pazienti, la terapia consente di ridurre i disturbi ed il ristagno vescicale post minzionale. Nei casi in cui la terapia farmacologica è inefficace, o in presenza di altre patologie, si ricorre alla terapia chirurgica.


Si ricorre a interventi disostruttivi quando sono presenti i seguenti disturbi: bisogno frequente ed urgente di urinare, difficoltà ad iniziare la minzione, flusso urinario lento e prolungato, necessità di urinare durante la notte (nicturia), minzione in più tempi, sensazione di mancato svuotamento vescicale, impossibilità ad urinare, infezioni ricorrenti delle vie urinarie, incontinenza urinaria, calcoli vescicali, sangue nelle urine.

Terapia chirurgica o resezione transuretrale della prostata (TURP)

Si ricorre alla TURP solo dopo aver provato le terapie farmacologiche.

È un intervento chirurgico: consiste nella rimozione del tessuto prostatico che ostruisce il deflusso delle urine. Si utilizza uno strumento, resettoscopio, attraverso il quale, con l'Impiego di una telecamera, un anello in grado di tagliare e coagulare, rimuove completamente il tessuto adenomatoso (ademoma della prostata o ipertrofia prostatica benigna).

È praticata da tutti gli urologi, è molto efficace ma, come ogni intervento chirurgico, prevede l’ospedalizzazione, un anestesia, una degenza post operatoria, il catetere per alcuni giorni e, seppur raramente, può dar luogo a complicanze.

È bene precisare che si ottiene la rimozione dell’adenoma e non della capsula prostatica. Questo vuol dire che bisogna continuare a monitorare il PSA anche dopo la TURP. 

Dopo l'intervento 


Viene posizionato catetere a permanenza con lavaggio vescicale continuo. Il paziente rimane in ospedale per qualche giorno. Il catetere viene perlopiù rimosso dopo 2-3 giorni. Dopo la TURP si ha eiaculazione retrograda, cioè lo sperma viene emesso non verso l'esterno ma in vescica. Questo non interferisce con l’orgasmo, ma con la fertilità.


L'incontinenza urinaria, cioè la perdita involontaria delle urine, si ha in meno del 10% dei casi.

Stenosi uretrale nel 3-4%

Emorragie a distanza sono poco frequenti e sono dovute alla caduta della crosta interna.

Infezioni urinarie rare e si trattano con terapia antibiotica.

Ritenzione urinaria post operatoria è dovuta al danno del muscolo vescicale, di solito, è temporanea, e si verifica quando si ritarda eccessivamente l'intervento.

L'impotenza: è eccezionale e di solito temporanea.

Recidiva: è possibile ma eccezionale. 

Alternativa alla TURP


  • Resezione bipolare
  • Laser ad Holmio
  • Laser al Tullio
  • Vaporizzazione
  • Rezum
  • Echolaser
  • Embolizzazione 
  • Prostatectomia a cielo aperto:

    È una procedura che prevede  l'incisione dell'addome. È quindi più invasiva, per questo si utilizza solo per prostate molto grandi. 

  • Termoablazione della prostata - Echolaser

    Si utilizza anche nel carcinoma prostatico localizzato a basso rischio e nel cancro del rene. 

    L'echolaser è un sistema composto da un ecografo, un laser multi-sorgente ed un software per il controllo in tempo reale degli effetti del laser. Sotto guida ecografica vengono posizionati con precisione millimetrica gli introduttori (aghi sottili introdotti per via perineale) all'interno dei quali si immettono le sonde laser che emanano un'energia che provoca coagulazione del tessuto prostatico ed il successivo riassorbimento. Il continuo monitoraggio ecografico consente, oltre al perfetto posizionamento delle sonde laser con conseguente risparmio del collo della vescica, delle vescicali seminali, dell'uretra, dello sfintere uretrale esterno, anche l’aggiustamento della sonda durante la procedura così da trattare completamente tutto l'adenoma.

    L'intero trattamento viene eseguito in anestesia locale, evita quindi i rischi associati all’anestesia, viene effettuata ambulatoriamente, dura 20/30 minuti, vengono conservate potenza ed eiaculazione,  vi è minor rischio di complicanze quali incontinenza e infezioni, la completa mini invasività consente una rapida ripresa dell'attività lavorativa (il catetere di solito viene tenuto pochi giorni), i pazienti più delicati (cardio-vasculo e neuro-patici) non devono sospendere la terapia anticoagulante (la procedura è completamente esangue), i pazienti possono alimentarsi dopo poche ore. 

    È quindi una tecnica particolarmente mininvasiva, indicata:

    - nei pazienti più giovani interessati a mantenere  l'eiaculazione

    - nei pazienti che non vogliono o non possono assumere farmaci o che hanno avuto scarsi o nulli risultati con le terapie farmacologiche

    - nei pazienti che non possono essere sottoposti ad anestesia.


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