Ipertrofia prostatica benigna (BPH-IPB)
La diagnosi
La diagnosi si fa sia con un'accurata anamnesi (disturbi), sia con la visita che comprenda anche l'esplorazione rettale. Quest'ultima viene temuta, ma è appena fastidiosa e consente, oltre che la diagnosi dell'ipertrofia prostatica benigna, anche la diagnosi precoce del tumore alla prostata. Per quest'ultimo motivo, tutti gli uomini dopo 50 anni e dopo i 40 se in famiglia ci sono stati casi di tumore alla prostata, dovrebbero sottoporsi a visite urologiche.
L’esplorazione rettale, inoltre, consente di diagnosticare patologie rettali come emorroidi, ragadi, stenosi e patologie neoplastiche.
Esami diagnostici
Come abbiamo detto una riduzione lenta e progressiva della forza del getto urinario spesso non viene correttamente interpretata (si sente dire "è normale, è l'età").
Per la diagnosi di BPH, esistono esami strumentali:
L’ipertrofia prostatica si può curare con i farmaci?
Sotto controllo dell'urologo si può instaurare una terapia farmacologica (alfa-litici, Inibitori della 5 alfa reduttasi, fitoterapici, associazioni varie). In tanti pazienti, la terapia consente di ridurre i disturbi ed il ristagno vescicale post minzionale. Nei casi in cui la terapia farmacologica è inefficace, o in presenza di altre patologie, si ricorre alla terapia chirurgica.
Si ricorre a interventi disostruttivi quando sono presenti i seguenti disturbi: bisogno frequente ed urgente di urinare, difficoltà ad iniziare la minzione, flusso urinario lento e prolungato, necessità di urinare durante la notte (nicturia), minzione in più tempi, sensazione di mancato svuotamento vescicale, impossibilità ad urinare, infezioni ricorrenti delle vie urinarie, incontinenza urinaria, calcoli vescicali, sangue nelle urine.
Terapia chirurgica o resezione transuretrale della prostata (TURP)
Si ricorre alla TURP solo dopo aver provato le terapie farmacologiche.
È un intervento chirurgico: consiste nella rimozione del tessuto prostatico che ostruisce il deflusso delle urine. Si utilizza uno strumento, resettoscopio, attraverso il quale, con l'Impiego di una telecamera, un anello in grado di tagliare e coagulare, rimuove completamente il tessuto adenomatoso (ademoma della prostata o ipertrofia prostatica benigna).
È praticata da tutti gli urologi, è molto efficace ma, come ogni intervento chirurgico, prevede l’ospedalizzazione, un anestesia, una degenza post operatoria, il catetere per alcuni giorni e, seppur raramente, può dar luogo a complicanze.
È bene precisare che si ottiene la rimozione dell’adenoma e non della capsula prostatica. Questo vuol dire che bisogna continuare a monitorare il PSA anche dopo la TURP.
Dopo l'intervento
Viene posizionato catetere a permanenza con lavaggio vescicale continuo. Il paziente rimane in ospedale per qualche giorno. Il catetere viene perlopiù rimosso dopo 2-3 giorni. Dopo la TURP si ha eiaculazione retrograda, cioè lo sperma viene emesso non verso l'esterno ma in vescica. Questo non interferisce con l’orgasmo, ma con la fertilità.
L'incontinenza urinaria, cioè la perdita involontaria delle urine, si ha in meno del 10% dei casi.
Stenosi uretrale nel 3-4%
Emorragie a distanza sono poco frequenti e sono dovute alla caduta della crosta interna.
Infezioni urinarie rare e si trattano con terapia antibiotica.
Ritenzione urinaria post operatoria è dovuta al danno del muscolo vescicale, di solito, è temporanea, e si verifica quando si ritarda eccessivamente l'intervento.
L'impotenza: è eccezionale e di solito temporanea.
Recidiva: è possibile ma eccezionale.
Alternativa alla TURP
- Resezione bipolare
- Laser ad Holmio
- Laser al Tullio
- Vaporizzazione
- Rezum
- Echolaser
- Embolizzazione
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